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Ristoranti Italiani

Italiani al ristorante: quanti sono e quanto spendono?

Gli italiani preferiscono sempre di più sedersi a tavola al ristorante invece che a casa. In media ogni anno vengono spesi 80,2 miliardi di euro per mangiare fuori. Sulla base di questa cifra l’Italia è al terzo posto, preceduta dalla Spagna, che spende 98 miliardi e dalla Gran Bretagna che sborsa invece 109,2 miliardi di euro. 

Secondo l’ultimo rapporto Ristorazione di Fipe (Federazione italiana pubblici esercizi), la spesa pro-capite all’anno che ogni italiano effettua per mangiare fuori è di 1.408 euro per un giro d’affari che, nel 2019, è salito a 237 miliardi di euro. 

Ma cosa spinge gli italiani a mangiare fuori?

Prima di tutto il tempo, sempre troppo poco per mettersi ai fornelli o, addirittura, per fare la spesa. Non a caso nell’ultimo anno è aumentato notevolmente l’utilizzo del food delivery che ha visto il 30,2% degli italiani ordinare online il pranzo o la cena. Ma se da un lato c’è la giustificante del poco tempo che spinge gli italiani a optare per la consegna a domicilio o ai pasti in ristoranti e bar, c’è da dire che quella di mangiare fuori per non è solo una scelta forzata, ma anche una passione alla quale non sembrano voler rinunciare anche quando le tasche sono più vuote. Gli italiani hanno infatti continuato ad andare al ristorante e in pizzeria anche nei periodi di recessione economica: tra il 2012 ed il 2013 i consumi alimentari domestici si sono contratti del 6,4%, ma quelli dei ristoranti hanno subito una diminuzione solo del 2,1%. Addirittura, nel 2016, le famiglie hanno investito in media 114 euro al mese per la ristorazione. A Nord, in media si spende oltre il doppio del sud (150 euro contro 60). 

I dati di Doxa sugli italiani al ristorante  

Secondo uno studio di Doxa sulle abitudini degli italiani oggi sono 20 milioni gli italiani che escono a cena: gli italiani mangiano fuori casa 6 volte al mese solo il  16% lo fa una volta al mese. Ma perché lo fanno? 

Il 30% degli intervistati esce perché ritiene che mangiare fuori sia un’occasione di socialità e relazione.

Il 26% lo fa perché non può rinunciare all’atmosfera di un ristorante, fattore determinante nella scelta del medesimo.

Più di 1 italiano su 2 mangia al ristorante perché l’esperienza di mangiare fuori è un momento di benessere personale.

A cosa si fa più attenzione al ristorante? Beh, certamente il rapporto tra italiani e cibo è molto stretto e la prima cosa alla quale si sta attenti è certamente la qualità dei prodotti: 

Il 48% guarda all’uso di alimenti stagionali/freschi.

Il 39% è attento al fatto che gli alimenti siano a km zero. 

Terzo posto per l’uso di alimenti biologici/DOP.

Solo quarta l’attenzione a menù che sanno rispondere alle necessità di clienti con intolleranze e allergie (21%). Questo elemento colpisce soprattutto i millennials

Nonostante sappiamo quanto sia importante la tradizione culinaria italiana, 6 italiani su 10 si dichiarano a favore della sperimentazione a tavola. Il 65% degli intervistati considera importante che il ristorante o lo chef propongano piatti diversi e solo il 3% non è incuriosito da piatti innovativi.

Interessante è notare che nove italiani su dieci confessano di avere vere e proprie manie al ristorante: 

Il 58% degli italiani evita i locali rumorosi.

Il 47% non vuole sedere al tavolo accanto alla toilette.

Il 40% non vuole stare scomodo quando mangia, quindi aboliti sgabelli o panchetti. 

Curiosi sono invece alcuni accorgimenti ai quali gli italiani stanno attenti nel locale come il fatto che l’11% degli italiani al ristorante guarda con attenzione le mani dei camerieri mentre il 7% deve poter vedere la cucina dal proprio tavolo.

Il Business dei ristoranti in Italia

In Italia le attività che offrono servizi di ristorazione sono 334mila. La regione che ne conta di più è la Lombardia con 50.675, segue il Lazio che ne ha 36.106, la Campania con 31.360, Veneto ed Emilia-Romagna. Per quanto riguarda la segmentazione delle attività ristorative in Italia, è la seguente: 

La maggior parte sono ristoranti, classici o mobili: 177.241 in tutto il paese.

Seguono i bar con 149.429 

Le attività che forniscono pasti preparati, come mense e catering che sono 3.117

Ristoranti italiani: i dati di luglio 2018

Negli ultimi cinque anni il numero delle attività che si occupano di ristorazione è aumentato quasi del 7%: 334mila unità, vale a dire il numero più alto d’Europa in un settore che genera un fatturato di 76 miliardi di euro e che dà lavoro a 730mila dipendenti. Di questi il 78%, circa 570mila, sono impiegati a tempo indeterminato.

Vediamo un po’ di dati relativi alla quantità di attività di ristorazione nel nostro Paese:

Tra il 2012 e il 2017 le attività di ristorazione sono passate da 312mila a 334mila, con un aumento di 22mila unità.

Nel nostro Paese c’è un’attività di somministrazione di cibo ogni 180 persone. 

Sono aumentate soprattutto le attività di catering con un +9,4% seguite dalle attività di ristorazione, +4,7%. 

Crescono anche i ristoranti che preparano cibi d’asporto (+13,8%). 

Dal 2013 a oggi lo street food è cresciuto esponenzialmente raggiungendo un +40,9%. 

 

Ristoranti italiani: il paradosso del 2019

Alla luce dei dati sopra indicati possiamo quindi dire che il 2018 ha registrato due importanti record: boom dei ristoranti aperti in Italia ma anche del aumento dei consumi degli italiani nei ristoranti con 85 miliardi di euro spesi. 

A ben vedere, però, la realtà dei fatti è un’altra: nello stesso anno il saldo negativo tra il numero di società avviate e quelle cessate è stato di -12.444, in media 34 attività chiuse ogni giorno, quasi il doppio rispetto a quelle del 2008. È un paradosso enorme perché la spesa per mangiare fuori è stata il 35% del totale dei consumi alimentari e il 22,3% della popolazione, soprattutto under 35 anni, ha mangiato fuori almeno una volta a settimana. Un contrasto quindi tra le tendenze e abitudini degli italiani, che preferiscono mangiare fuori, e il continuo aprire e chiudere attività alimentari. Questo dato, già molto preoccupante, lo è ancora di più se confrontato con il report presentato da Confcommercio e che fotografa lo stato di salute delle imprese italiane in 120 città dal 2008 e il 2018. 

A Lecce, negli ultimi dieci anni le attività di ristorazione sono cresciute del 40%. 

In Sardegna, il numero di alberghi, bar e ristoranti cresce, specie a Cagliari, dove tra 2016 e 2018 si è passati da 767 a 829 attività. 

Persino a L’Aquila, ancora semi-distrutta, sono operativi quasi un centinaio tra bar, pub e ristoranti.

La tendenza quindi è quella di aprire continuamente attività nell’ambito della ristorazione ma che, purtroppo, nella maggior parte dei casi si sono realtà effimere, destinate a durare poco. L’offerta continua a crescere sebbene gran parte di questi locali siano destinati alla chiusura. È un cane che si morde la coda: aumenta il numero di attività, aumenta la concorrenza e si cerca di abbattere il prezzo a discapito della qualità offerta. Un circolo vizioso che porta, appunto, alla chiusura di gran parte di esse.  

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